1.7.14

Prova aperta dello spettacolo "W"


Uno studio sulla rielaborazione, attraverso il linguaggio della danza, della commedia tragica "Les Bonnes".


Jean Genet, drammaturgo e poeta francese dei primi del '900 quando scrisse questo atto unico fu ispirato da un fatto di cronaca realmente accaduto. Due donne al servizio di una ricca famiglia si macchiarono di un brutale assassinio uccidendo la loro padrona insieme alla figlia. 



I personaggi di Genet sono esseri tormentati da una cattiveria ancestrale, che non ha giustificazione, che non importa da cosa sia generata, purchè sia interessante da rappresentare.


In questa commedia la malignità indagata da Genet è quella femminile, che non avendo l'irruenza della virilità è ancora più sottile e velenosa.Un germe che infetta se stesso, che non accetta la sua condizione di sottomissione ma che ,anche quando tenta una ribellione, diventa schiavo del proprio odio.






 Qui vi sarà il tentativo di riportare questo "lato oscuro" dell'animo umano attraverso l'espressione del corpo, giocando con costumi grotteschi e situazioni altrettanto grottesche sulle note ossessive dei Nine Inch Nails.






La prova aperta da la possibilità di assistere ad uno spettacolo work in progress e quindi di vedere nella sua ancora acerba onestà la complessità e la bellezza di un processo creativo.


Uno spazio aperto, semi buio. Ombre nere lo attraversano tracciando traiettorie casuali, aprendo strade per poi lasciarle vuote. Il loro volto è nascosto. La geografia dei movimenti è tesa, estrema, ossessiva, una dinamicità complessa e uniforme come se ognuna portasse in grembo un esigenza impellente al quale non può sfuggire.


Emulare per risorgere, emulare per confondere, emulare il meglio per essere altro da se. E intanto, tessere la tela dell’attesa con cura minuziosa, paziente, malvagia, fino alla risoluzione finale, fino all’atto conclusivo del gioco.





Liberamente ispirato a “Le Serve” di Jean Genet e alle “Ghost Girl” di Kevin Francis Gray, W. restringe lo spazio intorno alla figura della donna, con lo sguardo teso verso l’aspetto meramente malvagio e progettuale, tenendosi aggrappato a due capolavori del teatro moderno e dell’arte contemporanea.






NOTE DI REGIA

Ho sempre avuto grande rispetto e nello stesso tempo grande timore per l’universo femminile. Con il mestiere della danza, misto tra movimento e poesia, sono riuscito molto spesso ad entrare nel macrocosmo dell’altro sesso, uscendone a volte affascinato, a volte fortemente turbato. Portare in scena uno spettacolo ibrido tra le inquietanti opere di Kevin Francis Gray e un caposaldo del teatro come le Serve di Jean Genet, è secondo me un ottimo modo per donare allo spettatore i giusti elementi di osservazione e critica.


In questo primo studio ci siamo soffermati sull’aspetto meramente coreografico di insieme come a sottolineare, ingrandire, moltiplicare i pensieri e le azioni delle due serve date da Genet, il tutto non tralasciando però l’aspetto ironico quasi surreale della messa in scena. 

Antonio Marino.



REGIA E COREGRAFIE DI Antonio Marino
con la collaborazione coreografica di Aurora Pica

INTERPRETI

Aurora Pica
Alessia Verriola
Carlotta Selvi
Elena Bernardo
Ilaria Brunamonti
Jessica Piersanti
Claudia Gambacorta
Antonio Marino 

Costumi e storyboard: Claudia Gambacorta