La Piramide Cestia (o Piramide di Caio Cestio, Sepulcrum Cestii in latino) è una piramide di stile egizio costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C. Si trova nelle immediate adiacenze di porta San Paolo ed è inglobata nel perimetro del posteriore cimitero acattolico, costruito tra il XVIII e il XIX secolo.
20.12.19
piramide+cielo+asfalto
9.3.16
7.3.16
26.2.16
gaz+strada
18.10.15
Roma a ottobre
Fontana di piazza San Simeone
Fu disegnata da Giacomo Della Porta nel 1589 come fontana “rionale”, da erigere nella scomparsa piazza Montanara, situata tra il Campidoglio e ilTeatro di Marcello, e venne realizzata da Pietro Gucci. Il carattere popolare ed utilitaristico della fontana è più che evidente nelle dimensioni, nel progetto minimale e nella forma semplicemente circolare dell'unico catino centrale, decorato con le sole insegne pontificie, all'interno del quale l'acqua sgorgava da una semplice struttura cubica centrale, sormontata da una piccola piramide.
Questo è l'aspetto attuale della fontana, ma non la sua dislocazione. Nel 1932, infatti, a causa dei lavori di trasformazione urbanistica dell'intera zona, che prevedeva, tra l'altro, l'apertura della via del Mare (oggi via del Teatro Marcello), piazza Montanara scomparve dalla topografia cittadina, e l'opera fu sistemata nel “Giardino degli Aranci”, sul colle Aventino. Solo nel 1973trovò la sua sistemazione attuale, nella piccola piazzetta di San Simeone, dove fu collocata su un marciapiede circolare delimitato da colonnine collegate da un'inferriata.
Via dei Coronari
L'origine della strada risale al Medioevo ed era allora denominata Via Recta, dal momento che era una delle poche strade di forma regolare presenti a Roma in quel tempo, ed era la via più veloce per raggiungere San Pietro dal Porto di Ripetta. Per questa ragione era molto frequentata dai pellegrini e quindi vi si stabilirono molti venditori di corone (appunto i coronari, che danno il nome alla strada) e di immagini sacre.
A partire dall'inizio del XVI Secolo la strada e la zona limitrofa era abitata da alcune tra le principali cortigiane (meretrici di alto bordo) dell'epoca, tra cui le celebri Imperia e Fiammetta.
Sempre in questo periodo la strada viene convenzionalmente divisa in due parti: la prima denominata Scorticlaria, per via dei numerosi venditori di cuoio presenti, e la seconda Immagine di Ponte, per via dell'edicola sacra qui realizzata nel 1523 da Antonio da Sangallo il Giovane sul palazzo del cardinale Serra di Monserrato. L'immagine che rappresenta una Incoronazione della Vergine- oggi mal leggibile ma ancora al suo posto - fu commissionata dal Sangallo a Perin del Vaga.
La via era nota sino agli anni sessanta del novecento per i numerosi negozi di rigattieri che la caratterizzavano, trasformatisi poi in negozi di antiquariato. Il numero di questi ultimi va però riducendosi, man mano che l'antiquariato viene sostituito da generi merceologici meno lussuosi e più banali (abbigliamento, chincaglierie).
Chiesa di Sant'Agnese in Agone
La chiesa ebbe un primo progetto disegnato nel 1652 da Girolamo Rainaldi (1570-1655) in stile barocco. Il committente fu papa Innocenzo XPamphili, il cui monumento funebre si trova all'interno della chiesa.
Negli anni 1653-1657 i lavori proseguirono sotto la direzione di Francesco Borromini. Borromini cambiò in parte il progetto originale; tra le altre cose aumentò la distanza tra le due torri integrate nel prospetto ed ideò l'impostazione della facciata concava per dare più risalto alla cupola.
Nel 1672 la costruzione fu completata da Carlo Rainaldi (1611-1691), il figlio dell'architetto che aveva cominciato i lavori.
La cupola, opera di Giovanni Maria Baratta (tamburo) e di Carlo Rainaldi (lanterna), è decorata alla base da coppie di pilastri corinzi alternate ai finestroni rettangolari.
All'interno la chiesa presenta una pianta a croce greca; i quattro corti bracci della navata, dell'abside e deitransetti, riccamente decorati con stucchi dorati nelle volte si incontrano nell'ottagono centrale, in cui si trovano quattro altari dedicati a Sant'Alessio (1° a destra), Santa Ermenziana (2° a destra), Sant'Eustachio (1° a sinistra) e Santa Cecilia (2° a sinistra), con pale marmoree e statue rispettivamente di Giovanni Francesco Rossi, Leonardo Reti, Melchiorre Cafà eAntonio Raggi.
Esistono alcune leggende legate alla prospiciente Fontana dei Quattro Fiumi che la tradizione popolare attribuisce alla rivalità tra Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini. Ad esempio si crede che la statua del Río de la Plata tenga alzato il braccio nel timore di un crollo della chiesa e che ugualmente la statua del Nilo si copra il volto per non doverla vedere. Si tratta di una semplice leggenda, poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa, tra il 1648 e il 1651, mentre Borromini sopraggiunse nel cantiere di Sant'Agnese intorno al 1653. Infatti la statua rappresentante il fiume Nilo si copre il volto perché a quell'epoca non se ne conoscevano le sorgenti.
Piazza della Minerva
Piazza della Minerva è una piazza del centro storico di Roma, nel rione Pigna, situata in prossimità del Pantheon.
Il nome della piazza deriva dall'originaria esistenza in questo luogo di un tempio fatto erigere da Pompeo e dedicato appunto a MinervaCalcidica, la cui statua si trova ora in Vaticano.
Si affaccia sulla piazza la chiesa di Santa Maria sopra Minerva, baricentro dell'intera piazza, già citata nell'VIII secolo dall'Anonimo di Einsiedeln col nome di(ecclesia) "S. Mariae in Minervio".A destra della facciata sono murate varie lapidi che commemorano l'altezza raggiunta dalle alluvioni del Tevere tra il 1422 e il 1598: la zona è infatti tra le più basse di Roma, e una volta che il fiume aveva straripato ci voleva un bel po' di tempo perché si asciugasse.
Al centro della piazza, e voltando le spalle al convento dell'Inquisizione, sta dal 1667 l'elefantino del Bernini sormontato da un piccolo obelisco, scavato nel chiostro e proveniente dall'Iseum.L'elefante è noto come il pulcin della Minerva, ma il nome è una "raddrizzatura" di porcino nel senso di maiale, giacché la fantasia del popolo romano, poco ispirata dagli elefanti, ne aveva fatto già dall'inizio un maiale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_della_MinervaChiesa di Santa Maria Maddalena
La chiesa di Santa Maria Maddalena è una delle chiese di Roma, nel rione Colonna, che si affaccia sulla piazza omonima. Rappresenta uno dei pochi e dei più begli esempi dell'arte rococò in Roma. È la chiesa regionale degli abruzzesi residenti a Roma.
Nel 1586 la chiesa, costruita su una cappella del Trecento già proprietà dell'Arciconfraternita del Gonfalone, venne affidata a Camillo de Lellische ne fece la sede centrale dell'ordine dei Camilliani. All'ordine e al suo convento fu assegnato l'intero isolato circostante (piazza della Maddalena, via del Collegio Capranica, via delle Colonnelle).
Nel 1628 papa Urbano VIII autorizzava l'apertura, di fronte alla chiesa, di una nuova piazza, «per maggiore ornamento della Città e servizio e comodità di detta chiesa».[senza fonte] I lavori implicarono la demolizione ed il rifacimento delle case circostanti, lavori ai quali si deve, ancor oggi, l'effetto armonioso e compiuto della attuale piazza della Maddalena.
Lavori di rifacimento interno della chiesa furono intrapresi già dal 1630, nel quadro di attività che interessavano l'intero complesso. I rifacimenti furono effettuati in vari lotti, destinati alle singole cappelle, e durarono a lungo: ancora nel 1695 si provvedeva a demolire case che erano appoggiate al fianco destro della chiesa. La fabbrica poté dirsi compiuta nel 1699, ma la consacrazione della nuova chiesa ebbe luogo soltanto il 4 maggio 1727.
In settant'anni di lavori si avvicendarono diversi architetti: da Carlo Fontana (al quale si attribuisce l'attuale cupola e la volta) a Giovanni Antonio De Rossi[2], a Giuseppe Sardi che concluse, nel 1735, l'attuale facciata. Lo stile, il rococò, non era molto utilizzato per gli edifici religiosi, e la facciata fu criticata da più parti, tanto da affibbiarle il soprannome di chiesa di zucchero (perché ricordava le decorazioni di una torta).
L'interno è complesso: all'unica navata di forma ottagonale allungata, con due cappelle per ogni lato, segue il transetto sottostante la cupola, con a destra il "cappellone" del titolare san Camillo de Lellis, del quale sono custodite le spoglie mortali, e a sinistra quello di San Nicola di Bari. Segue la cappella dell'altare maggiore, con il catino dell'abside affrescato (con un Gesù che predica alle turbe e una biondissima Maddalena alla sua destra; sopra l'altare, altra grande tavola con la Maddalena in preghiera) e, a sinistra, la cappella delle reliquie e l'ingresso alla sacrestia.
Tra le opere d'arte di cui è ricca la chiesa (soprattutto legate alla vita di San Camillo, ad opera di Sebastiano Conca), si devono ricordare:
- Cristo, la Vergine e san Nicola di Bari del Baciccia,
- San Lorenzo Giustiniani che adora il Bambino di Luca Giordano,
- L'Umiltà, di Carlo Monaldi, nella prima nicchia a sinistra della navata centrale
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